
Barbaresco, un grande vino piemontese
Il paese di Barbaresco, nelle Langhe, ha dato il nome a uno dei più celebri vini italiani. In questa piccola guida redatta a cura del ristorante Nicolini ne scopriamo le caratteristiche, gli abbinamenti e le cantine più prestigiose
Quando si parla di Barbaresco, si può alludere a una località delle Langhe o a uno dei più prestigiosi vini italiani che ha avuto origine proprio in queste terre all’inizio del secolo scorso, quando si cercò di creare una versione più adatta al gusto borghese dell’epoca dell’ormai famoso ma forse un po’ troppo aristocratico Barolo.
Secondo alcuni storici, il Barbaresco sarebbe invece molto più antico, forse addirittura di epoca romana. A sostegno di questa tesi si porta il fatto che non mancano fonti e citazioni antecedenti il ‘900, come ad esempio un ordine austriaco del 1799 di condurre al comando una botte di eccellente vino, probabilmente barbaresco ( ma i documenti dell’epoca parlano ancora di nebbiolo). La prima bottiglia con etichetta “Barbaresco” documentata a livello ufficiale è del 1870.
L’uomo che comunque diffuse e in un certo senso creò questo vino è l’enologo Dominio Gavazza, direttore della Regia Scuola Enologica di Alba e animatore delle Cantine Sociali di Barbaresco, la prima cooperativa di produzione. Si deve a lui e alla sua energia instancabile la nascita, la diffusione e l’affermazione di quello che verrà considerato il cugino del Barolo nel periodo che parte dall’inizio del ‘900 per arrivare alla seconda guerra mondiale.
Il nuovo vino venne elaborato partendo dal nebbiolo, vitigno che è alla base di una buona parte dei vini langaroli. Portato a conoscenza del grande pubblico negli anni ’30, ebbe modo di conquistarsi una rapida fama al punto di essere riconosciuto vino DOC nel 1966 e DOCG nel 1980.
Attualmente il Barbaresco viene prodotto nelle tipologie “Barbaresco” e “Barbaresco riserva” su una superfice complessiva di circa 500 ettari per una resa annua di circa 2.5 milioni di bottiglie.
Il Barbaresco: territorio e disciplinare
Secondo le regole dettate dal rigido disciplinare di produzione, il Barbaresco DOCG deve essere vinificato rigorosamente con il 100% di uve nebbiolo provenienti da vitigni coltivati su aree collinari a quote non superiori ai 550 metri del territorio di 4 comuni delle Langhe:
- Barbaresco
- Neive
- Treiso
- Una parte della frazione San Rocco, recentemente passata da Barbaresco al comune di Alba
Ogni operazione di vinificazione e invecchiamento deve avvenire anche essa all’interno del territorio DOCG. La vendemmia si fa in genere a ottobre prima di quella del Barolo e l’invecchiamento deve essere di minimo due anni ( 4 anni per la variante riserva) di cui una parte in botti di legno.
Il Barbaresco è un vino dal gusto particolarmente strutturato che risente molto del terreno. Per questo la qualità dei suoli è molto importante. Sono consentiti unicamente terreni calcarei o argillosi, con esclusione categorica di quelli di pianura.
Altre peculiarità imposte dal disciplinare sono l’obbligo della potatura secondo il metodo Guyot, l’allevamento in controspalliera e la resa massima di 8 t di uva per ettaro. Il tasso alcolico finale deve essere di almeno il 12.5%.
Caratteristiche e differenze col Barolo
Il Barbaresco è un vino dal gusto strutturato di aspetto rosso granato con sentori di frutta e spezie. Il sapore è asciutto, ricco di tannino, morbido e pieno. Coll’aumentare degli anni di invecchiamento, i sentori di frutta scompaiono per lasciare spazio a un bouquet molto ricco e caratteristici riflessi aranciati.
Sia il Barolo che il Barbaresco provengono dallo stesso vitigno e sono coltivati nelle stesse zone. La differenza tra i due vini è più che altro legata al gusto; il Barbaresco è più elegante e gentile, con i tannini meno accennati del più ruvido Barolo.
In sostanza, entrambi i due vini rossi hanno un gusto strutturato, ma il Barolo è considerato più maschile e deciso, ed ha tannini più accentuati.
Servire e abbinare il Barbaresco
La temperatura di servizio ideale è intorno ai 18 – 20 gradi, con bicchiere ampio e aperto largo alla base. Andrebbe fatto decantare in bottiglia almeno due ore prima di servirlo. Secondo gli esperti, le annate migliori sono quelle dal 1995 al 1999, 2001, 2004 e 2005.
Con quali pietanze si abbina il Barbaresco? Indubbiamente, con ogni piatto della tradizionale cucina langarola, per primi quelli di pasta fresca all’uovo come i tajarin e i plin, e, come molti vini rossi piemontesi, con le carni rosse e la selvaggina.
Particolarmente consigliato l’abbinamento col tartufo bianco, di cui accompagna i profumi intensi, in risotti e paste. Anche i formaggi a pasta dura e stagionati (ad esempio il Parmigiano Reggiano) possono essere accompagnati da questo vino.
Cantine e produttori
Ogni vigna assume caratteristiche particolari, legate al microclima, all’orientamento e alla tipologia di terreno. Il concetto di cru indica appunto quei vigneti che si differenziano dagli altri per le caratteristiche speciali dei vini che producono. Sull’etichetta di ogni bottiglia di Barbaresco che si rispetti verrà quindi anche indicato, oltre al produttore e all’anno, anche il cru, ossia il vigneto di provenienza.
Limitandosi al territorio comunale, ricordiamo l’Asili, imbottigliato dai Produttori Barbaresco e uno dei più famosi; Riserva Santo Stefano, sempre di proprietà dei Produttori Barbaresco; La Martinenga, attualmente di proprietà dell’azienda Cina Asinari di Grésy; il Rio Sordo, un cru che ha fatto la storia di questo vino; Rabaja, di Giuseppe Cortese, che produce vini dal bouquet ricco e complesso; Monte Fico, famoso per i tannini potenti; Pajè, morbido e vellutato.
Tra le cantine più segnalate dai vari blog specializzati del settore (come Vinit) , ricordiamo, oltre alla celebre Produttori Barbaresco, Rabaglio, Carlo Giacosa, Giuseppe Cortese, Cascina Luisin.
Ulteriori informazioni possono trovarsi nei siti specializzati o nella guida al seguente link: